GIUSEPPE FLAVIO (2)
Il «Testimonium Flavianum
» nelle Antichità Giudaiche
Ma il passo più importante su
Gesù di Nazareth l’abbiamo nel cosiddetto “Testimonium
Flavianum” (la testimonianza flaviana) al cap.
18,63ss.
Questo testo è stato oggetto di
discussione negli ultimi decenni, per il fatto che si ipotizza
che in realtà il passo è stato interpolato (cioè, vi sono state
aggiunte delle espressioni) ad opera di un cristiano dopo la
redazione originaria di Giuseppe Flavio. Oggi, sussistono 3
posizioni sull’autenticità del Testimonium Flavianum:
1)
il testo è originale e autentico così
come ci è stato tramandato da più fonti
2)
il testo è stato interpolato
successivamente da un autore cristiano
3)
il testo è stato rielaborato
successivamente da un autore cristiano partendo da un racconto
originario di Giuseppe Flavio.
Vedremo di seguito queste 3
ipotesi illustrando quali siano gli elementi a favore per ogni
posizione, anche se dobbiamo subito dire che tutti gli
studiosi affermano all’unanimità che certamente il testo cita
Gesù di Nazareth come personaggio storico, e questo a noi
basterebbe ai fini dello studio che stiamo facendo, ovvero
quello di provare come Gesù sia effettivamente esistito.
Infatti, nella peggiore delle
ipotesi, Giuseppe Flavio attesta di sicuro le seguenti notizie
storiche su Gesù: egli insegnò, fu seguito da molti, venne
crocifisso, i credenti in lui continuano ad esserci anche dopo
la sua morte.
Ma oltre alle 3 posizioni degli
storici di cui si diceva prima, vedremo come certi studiosi
hanno ricostruito il testo in una forma originaria avversa a
Gesù e altri in una forma originaria neutrale nei
confronti di Gesù.
(Nella riflessione su questo
testo seguiremo in linee generali il manuale Theissen – Merz,
Il Gesù storico, Queriniana, Brescia 1999. )
Infine, vedremo come una
importantissima scoperta degli ultimi decenni sembra aver
sciolto definitivamente i nodi sull’autenticità del passo in
questione.
Intanto vediamo il testo così
come è presente in tutti i manoscritti antichi del Testimonium
Flavianum, così come ci sono pervenuti.
«Verso questo tempo
visse Gesù, uomo saggio, ammesso che lo si possa chiamare uomo.
Egli infatti compiva opere straordinarie, ammaestrava gli uomini
che con piacere accolgono la verità, e convinse molti Giudei e
Greci.
Egli era il Cristo. E dopo che
Pilato, dietro accusa dei maggiori responsabili del nostro
popolo lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che fin
dall’inizio lo amarono. Infatti apparve loro il terzo giorno, di
nuovo vivo, avendo i divini profeti detto queste cose su di lui
e moltissime altre meraviglie. E ancor fino al giorno d’oggi
continua a esistere la tribù dei cristiani che da lui prende il
nome.»
L’ipotesi di
autenticità.
Sono pochi i sostenitori di
questa ipotesi, anche se si tratta di storici di grande
importanza come von Ranke e von Harnack. Tranne la parte «apparve
loro il terzo giorno, di nuovo vivo, avendo i divini profeti
detto queste cose su di lui e altre meraviglie» che
sembra un’aggiunta successiva di un autore cristiano, il
Testimonium Flavianum è sostanzialmente autentico e quindi
avrebbe la seguente forma :
«Verso questo tempo
visse Gesù, uomo saggio, ammesso che lo si possa chiamare uomo.
Egli infatti compiva opere straordinarie, ammaestrava gli uomini
che con piacere accolgono la verità, e convinse molti Giudei e
Greci. Egli era il Cristo. E dopo che Pilato, dietro accusa dei
maggiori responsabili del nostro popolo lo condannò alla croce,
non vennero meno coloro che fin dall’inizio lo amarono. E ancor
fino al giorno d’oggi continua a esistere la tribù dei cristiani
che da lui prende il nome.»
A favore di questa ipotesi di
autenticità ci sono, in effetti, molte ragioni tra le quali
riportiamo le seguenti:
1)
Le espressioni « uomo saggio
» e « opere straordinarie » sono
tipiche di Flavio Giuseppe e difficilmente sarebbero
attribuibili ad un cristiano
2)
Anche « con piacere accolgono la
verità » è tipica di Flavio Giuseppe, mentre non la
userebbe un cristiano, in quanto piacere ha un’accezione
negativa nel cristianesimo.
3)
L’affermazione « convinse molti
Giudei e Greci» sembra rispecchiare la realtà proprio di
Roma dove viveva Flavio Giuseppe e dove molti giudei e pagani
avevano abbracciato la fede in Cristo; mentre non è
riconducibile a fonti cristiane.
4)
il testo sembra porre l’accento
soprattutto sull’esecuzione ad opera di Pilato tipica di chi
conosce le condizioni giuridiche della Giudea; mentre un
cristiano avrebbe dato la colpa della crocifissione di Gesù
soprattutto ai giudei e non al procuratore romano.
5)
Il fatto che i cristiani vengano
designati come tribù dimostra il tono
dispregiativo che un cristiano non avrebbe mai usato, mentre è
perfettamente attribuibile a un giudeo come Flavio Giuseppe.
L’ipotesi dell’interpolazione.
Gli studiosi che sostengono che
il Testimonium Flavianum abbia subito delle aggiunte, portano
come prova i seguenti punti:
1)
Il periodo di governo di Ponzio Pilato
è presentato da Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche sempre
come una successione di ribellioni, mentre il termine stesso “ribellione”
non appare nel testo in oggetto;
2)
Il testo non è citato da nessun padre
della Chiesa in senso apologetico nei secoli II e III,
soprattutto perché non veniva detto, nella redazione originaria,
che Gesù « era il Cristo » , ma questa espressione è
stata aggiunta in seguito.
3)
Le 3 espressioni tipiche di un
cristiano e non di un ebreo come lo era Giuseppe Flavio, e
quindi frutto di un interpolazione posteriore, sono:
«ammesso che lo si possa chiamare
uomo» , che tradisce una fede nella divinità di
Cristo da parte di chi scrive (cosa che non poteva essere per
Giuseppe Flavio);
«questi era il Cristo»,
anche questa espressione è chiaramente tipica di chi crede che
Gesù è il Cristo, cioè il Messia;
« apparve loro il terzo giorno,
di nuovo vivo, avendo i divini profeti detto queste cose su di
lui e altre meraviglie», anche questa è un’affermazione
di un cristiano.
Mi permetto, però, di obiettare
una cosa a queste ragioni sulla non autenticità. Se
probabilmente non vi era la frase «questi era il Cristo»,
credo che si può pensare che la forma originaria di Giuseppe
Flavio poteva essere: «Questi era detto il Cristo»
oppure «Questi era creduto il Cristo dai suoi discepoli»,
e questo perché, come si può vedere, il Testimonium Flavianum si
conclude con la frase «continua a esistere la tribù dei
cristiani che da lui prende il nome» (che da tutti gli
studiosi è considerata autentica); inoltre anche nel passo di
Antichità Giudaiche cap. 20, 199-203 Flavio Giuseppe dice di
Gesù «che é detto il Cristo»; e inoltre non credo che lo
storico ebreo abbia avuto difficoltà a capire che dal momento
che i suoi seguaci erano chiamati cristiani, egli
sicuramente «era detto il Cristo».
Ipotesi della rielaborazione
È un’ipotesi che cerca di trovare una via di
mezzo tra l’interpolazione e l’autenticità del Testamentum,
sostenuta soprattutto da J.P. Meier alla luce anche di alcune
scoperte che si sono fatte recentemente. Secondo questa
posizione, il Testamentum che ci è stato tramandato è il
risultato di una rielaborazione fatta a partire dal racconto
originario di Giuseppe che ha apportato poche modifiche. Secondo
questo studioso, il testo originale uscito dalla penna dello
storico ebreo doveva essere il seguente.
«In quel tempo comparve Gesù, un uomo
saggio. Si diceva che compisse delle opere straordinarie,
insegnava alla gente che con piacere ricevono la verità: e
attirò a sé molti discepoli sia fra Giudei che fra gente di
origine Greca. E quando Pilato, a causa di un accusa fatta dai
maggiori responsabili del nostro popolo, lo ha condannò alla
croce, coloro che lo amarono fin dall’inizio non cessarono di
farlo e fino ad oggi la tribù dei cristiani (che da lui prende
il nome) continua ad esistere»
Una recente scoperta getta luce sul testo
originale del Testamentum Flavium
Nel 1972
Shlomo
Pinès,
(1908 – 1990), professore all’Università di
Gerusalemme, sostenne che il Testamentum Flavianum è
sostanzialmente autentico proprio nella versione in cui
l’abbiamo conosciuto dalle fonti antiche, e che ci sono state
soltanto delle piccole variazioni. Pinès si basa su
un testo in arabo del Testamentum che si ritrova nella
Kitab
Al-Unwan (Storia universale),
un’opera di Agapio di Ierapoli (Siria) del X sec., vescovo e
storico cristiano, che riporta il passo delle Antichità
Giudaiche nella seguente forma:
Afferma
l’ebreo Giuseppe, che racconta nei trattati che ha scritto sul
governo dei Giudei:
In questo
tempo, viveva un uomo saggio, che si chiamava Gesù. Egli aveva
una condotta irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo
virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre Nazioni divennero suoi
discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e a morte.
Quelli che divennero suoi discepoli non cessarono di seguire i
suoi insegnamento. Essi raccontarono che egli era apparso loro
il terzo giorno dopo la sua crocifissione e che egli era vivo. A
questo proposito, egli forse era il Messia di cui i profeti
avevano raccontato le meraviglie
Questo testo sembra aver messo tutti d’accordo circa la forma
originaria, in quanto, sebbene riportato da un vescovo
cristiano, non appare modificato o rielaborato secondo una
prospettiva cristiana, ma può benissimo essere stato scritto
dallo stesso Flavio Giuseppe, o comunque, se non è proprio la
versione originale, almeno appare molto vicina ad essa.
Se il vescovo lo avesse modificato non avrebbe sminuito la
figura di Gesù con l’espressione del tipo “egli forse era
il Messia”. In questa versione appare chiaro come
Giuseppe Flavio riporta le qualità di Gesù non come sue
affermazioni, ma come veniva definito e riportato da altri (i
discepoli di Gesù). Attribuisce
la resurrezione di Gesù non come a una propria fede, ma a ciò
che raccontavano, appunto, i suoi discepoli.
Conclusione su Giuseppe Flavio.
In breve, per concludere, come abbiamo
precedentemente scritto, quello che a noi interessa non è tanto
se Giuseppe Flavio credeva o meno alla messianicità o alla
divinità di Gesù, e se egli era divenuto cristiano o meno, ma ai
fini di dimostrare la storicità di Gesù constatiamo che
certamente Giuseppe parla di Gesù come un personaggio storico
realmente esistito così come Pilato, Giacomo, Giovanni Battista.
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