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ARCHEOLOGIA E VANGELI

 

(ANSA) - TEL AVIV, 15 GIU - E' falso l'ossario reperito un anno fa e attribuito a ''Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesu'''. Lo ha stabilito una commissione di studiosi nominata dal Dipartimento israeliano per le antichita'. La stessa commissione ha giudicato falsa anche una lapide attribuita a ''Yehoash (Josia),re di Giudea'', anch'essa tornata alla luce di recente. 

     2003-06-15 - 22:09:00

 

POLVERE D’ORO E JAMES BOND.

L’Autorità Israeliana per le Antichità ha dichiarato l’Ossario di Giacomo e l’Iscrizione di Jehoash falsi.

FALSI. Questo è il verdetto del comitato scientifico istituito dall’Autorità Israeliana per le Antichità (IAA) per esaminare l’Ossario di Giacomo e l’Iscrizione di Jehoash. Annunciate oggi nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme, le decisioni del comitato – riassunte sotto – concludono che i due manufatti non sarebbero altro che falsi moderni, e non antiche reliquie testimonianza del testo biblico.

L’Ossario di Giacomo.

 

  • Esperti in epigrafia sono divisi sull’autenticità dell’iscrizione
  • L’ossario è fatto di calcare locale
  • La superficie dell’ossario è coperta di uno strato uniforme di roccia naturale, in certi punti da una patina
  • L’iscrizione è incisa attraverso lo strato uniforme
  • La “patina” che riveste la sola iscrizione è stata ottenuta da una soluzione di acqua calda e gesso

 

 

 

Conclusioni: In qualche momento, molto tempo dopo che il processo naturale di stratificazione e di formazione della patina nell’ambiente di una grotta umida sia stato completato, qualcuno ha inciso una serie di lettere attraverso il naturale strato di copertura dell’ossario. Quindi l’autore della scritta ha coperto le lettere incise di fresco con una patina creata ad imitazione con acqua e gesso.

 

Un fremito d’eccitazione ha pervaso i media lo scorso ottobre a seguito dell’annuncio che Andrè Lemaire dell’Università della Sorbona di Parigi aveva trovato un’iscrizione – Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù - su una cassa di pietra calcarea color marrone chiaro, del tipo comunemente usato per i seppellimento del I secolo d.C. a Gerusalemme. Sembra che questa cassa o ossario, abbia una volta contenuto le ossa di Giacomo, fratello del biblico Gesù, che fu lapidato a morte nel 62 d.C., secondo la storia di Flavio Giuseppe. Pubblicizzato dalla rivista Biblical Archaeology Review, l’ossario è stato definito dalla rivista Time come “probabilmente la più importante scoperta nella storia dell’archeologia del Nuovo Testamento”. E’ stata esposta al Royal Ontario Museum di Toronto (ROM), è stata soggetto di un libro di Harper Collins, ed argomento di un documentario di Discovery Channel trasmesso la scorsa Pasqua. Dubbi riguardo alle origini dell’ossario e questioni relative alla sua autenticità sono sempre esistite, data la non celata perplessità di molti studiosi biblici, dei geologi del Servizio Geologico Israeliano e di alcuni scienziati del ROM.

I dubbi si sono persino rafforzati lo scorso Gennaio di quest’anno, quando è emerso in Israele un altro notevole manufatto con associazioni bibliche – e incerte origini e proprietà -: l’Iscrizione di Jehoash, ovvero il presunto racconto di 2800 anni or sono delle riparazioni operate sul Tempio di Gerusalemme. Il suo testo, in lingua Ebreo-Fenicia, reca un’insolita somiglianza con un passaggio del Vecchio Testamento. Microscopiche pagliuzze d’oro si dice siano state trovate nelle lettere iscritte, giustificate come resti delle pareti d’oro e dagli altri oggetti che i Babilonesi distrussero nel Tempio di Salomone. Ma gli studiosi hanno quasi immediatamente evidenziato quanti errori grammaticali si trovino nel testo.

 

Iscrizione di Jehoash

  • Il testo reca numerosi errori di grammatica ed eccentriche forme delle lettere
  • E’ fatta di pietra metamorfica trovata nella Cipro occidentale, non pietra locale
  • La patina che copre l’iscrizione è ottenuta da una soluzione di acqua calda, argilla, gesso, particelle carbonizzate, e microscopici globuli di metallo – probabilmente oro.

 

Conclusioni: un’evidente contraffazione

 

Queste scoperte sono dunque troppo belle per essere vere? L’Autorità per le Antichità Israeliane hanno iniziato un’indagine. Un articolo di prossima pubblicazione di Neil Asher Silberman e Yuval Goren nel numero di settembre/ottobre di Archaeology riporta le indagini, i suoi retroscena, e le conclusioni. Nel contempo la conferenza stampa della IAA ha fatto chiarezza sui seguenti dettagli:

Gli studiosi del comitato scientifico della IAA si sono divisi in sub-comitati per indagare gli aspetti epigrafici delle iscrizioni (forma delle lettere, grammatica, sintassi) e per portare avanti un minuto esame fisico dei manufatti, inclusa la patina che li ricopre. Il comitato epigrafico includeva Avigdor Victor Horwitz e Shmuel Ahituv della Ben-Gurion University del Negev, Ronny Reich della Haifa University, Amos Kloner e Ester Eshel della Bar-Ilan University, Hagai Misgav dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e Tal Ilan dell’ IAA. Il comitato per l’esame fisico includeva Yuval Goren della Tel-Aviv University, Avner Ayalon del Servizio per il Controllo Geologico Israeliano, Elisabetta Buaretto,  capo del laboratorio per la datazione al radiocarbonio al Weizmann Institute di Scienze, Jacques Neguer, capo del dipartimento dell’IAA per il restauro della pietra, and Orna Cohen, un restauratore ed archeologo di comprovata esperienza.

Il loro mandato era specifico: fare uno studio approfondito ed indipendente di entrambe i manufatti; verificare le precedenti conclusioni scientifiche; ed infine, arrivare ad una ragionata valutazione della loro autenticità. Il Ministro per la Cultura Israeliano, Limor Livnat, ha personalmente affidato l’incarico alla commissione scientifica. Ha notato, con particolare riguardo all’Iscrizione di Jehoash, che se fosse stata scoperta genuina, sarebbe stata la “la più importante scoperta archeologica mai fatta nello Stato d’Israele.” Ma quello che i membri del comitato hanno trovato sono stati svariati, inconfondibili indizi di una contraffazione di antichità del ventunesimo secolo.

Il verdetto degli epigrafisti, con riguardo all’Iscrizione di Jehoash, è stata unanime: i numerosi errori di grammatica e l’eccentrica mistura di forme delle lettere tratte da altre iscrizioni, hanno palesato si trattasse di un moderno tentativo di falsificazione.

L’Ossario di Giacomo era una questione differente. Gli epigrafisti erano divisi circa l’autenticità della prima parte dell’iscrizione ma alla luce dei risultati del Comitato sulla Patina, hanno concordato unanimemente che l’intera iscrizione deve essere stata moderna. Così in questo caso, sono state le analisi geochimiche e microscopiche – piuttosto che l’erudizione scolastica – che hanno svelato la verità.

Esami di una piccola sezione del gesso nel quale l’Ossario di Giacomo è stato inciso, indicano si trattasse di calcare gessoso della Formazione di Menuha del Gruppo del Monte Scopus, il che è pienamente corrispondente alle centinaia di ossari autentici che sono stati trovati nell’area di Gerusalemme. Ma i primi esperti geologi ed i conservatori del Royal Ontario Museum hanno menzionato un tipo solo di patina a forma di “cavolfiore”. I geologi Goren e Ayalon, infatti, hanno identificato tre distinte coperture sulla superficie dell’ossario:

Una sottile superficie di argilla ed altri minerali cementati alla superficie della roccia, presumibilmente uno strato di roccia creato da batteri vivi o alghe nel corso di protratti periodi di tempo.

Una naturale copertura crostosa di patina (questo era il “cavolfiore”) che si è formata sulla superficie della roccia per via dell’assorbimento o della perdita di vari elementi e minerali.

Il “James Bond”: un materiale di composizione unica che ha ricevuto questo soprannome da Goren dal momento che si trova depositata sulle lettere incise dell’Ossario di Giacomo ma non è stata trovata in alcun altro luogo sulla superficie dell’ossario – o su alcuno degli ossari autentici che i membri della commissione hanno usato come esempi comparativi.

Lo strato che copre grandi aree della superficie dell’ossario, e la patina sono penetrati attraverso lo strato in vari posti. Sia lo strato che la patina coprivano una rosetta incisa sull’altro lato dell’ossario, Ma le meticolose analisi di Goren e Ayalon hanno mostrato che le lettere dell’intera iscrizione aramaica “Giacomo, Figlio di Giuseppe, Fratello di Gesù” sono state incise attraverso lo strato, indicando che l’incisione è stata praticata molto tempo dopo – forse secoli dopo – della rosetta coperta dallo strato stesso.

Più strano di tutto era il “James Bond”, il materiale gessoso che copre le lettere. Contiene numerosi micro-fossili chiamati coccoliti, naturalmente presenti come particelle estranee nel gesso, ma non dissolvibili nell’acqua. Una volta chiaro che non si trattasse di una vera patina formata dalla superficie di cristallizzazioni di calcite, ma piuttosto di gesso polverizzato – microfossili e tutto- è stato disciolto in acqua e intonacato sull’intera iscrizione. Così, la tecnica dei falsari era evidente: l’Ossario di Giacomo era un manufatto autentico sul quale una rosetta decorativa originariamente contrassegnava il lato “frontale”. In un periodo di durata non determinabile dopo che è stato completato il naturale processo di stratificazione e patinatura all’interno dell’ambiente di una grotta umida, qualcuno avrebbe inciso una serie di lettere, attraverso lo strato naturale sul lato “posteriore” dell’ossario. Quindi, l’autore della contraffazione, ha coperto le lettere tagliate di fresco con una “patina” ad imitazione fatta d’acqua e gesso macinato.

In effetti, il metodo d’imitazione della patina antica mediante la preparazione e l’applicazione di una mistura di materiale genericamente simile, preparata attentamente, era anche evidente all’interno e tra le lettere dell’Iscrizione di Jehoash. I risultati ottenuti da Ayalon lo hanno chiarito. I suoi studi si sono concentrati su un eloquente indizio relativo alla natura dell’autentica patina antica: il suo tasso isotopico di ossigeno offre un’indicazione immediata delle qualità dell’acqua con le quali è stata prodotta la patina.

La calcite (carbonato di calcio CaCo3) è il componente primario della patina che si forma naturalmente su manufatti archeologici sepolti in aree calcaree, come la regione di Gerusalemme. Ciò è dovuto al fatto che la calcite si dissolve nell’acqua sorgiva. Con la perdita di Co2 dall’acqua sorgiva per evaporazione, la calcite si cristallizza ancora sulla superficie della pietra (proprio come la “pietra” di un bricco per il te). L’ossigeno all’interno di questa copertura calcarea ri-cristallizzata – la patina - ha lo stesso tasso isotopico dell’acqua dalla quale è stata prodotta. E quel valore può perfino essere usato per determinare la temperatura alla quale la cristallizzazione ha avuto luogo.

Ayalon ha determinato nella sua analisi che mentre la calcite della patina della superficie non iscritta dell’ossario di Giacomo, e le superfici e le iscrizioni degli ossari autentici che ha esaminato, hanno tassi normali per la temperatura media delle vicinanze di Gerusalemme, il tasso del “James Bond” – lo strano miscuglio che copre solo le lettere dell’iscrizione – è assolutamente differente. Infatti, hanno suggerito che la cristallizzazione abbia avuto luogo in acque riscaldate, e non nell’ “ambiente della grotta” che i primi geologi avevano teorizzato. Le prove indicano una falsificazione intenzionale della patina sulle lettere dell’iscrizione  “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù” – ed in qualche altra parte.

Nel caso dell’Iscrizione di Jehoash, il verdetto geologico era di “condanna” così come quello epigrafico. Il geologi del Servizio di Controllo Israeliano avevano perfino confuso il tipo di roccia. Non era una roccia calcarea dall’Israele meridionale o dal Giordano, ma un conglomerato metamorfico di basso grado, di un tipo trovato comunemente nella Cipro occidentale e in aree ancora più occidentali, ma non nel sud dell’Oriente o nella Siria settentrionale. Il retro della pietra era coperto da una patina dura, come avevano dichiarato i primi esperti interpellati, ma questa patina, si è scoperto, era composta solo di silice, più probabilmente risultante dalla composizione silicea della roccia. Ancora, è improbabile che una tale patinatura sia stata creata su una pietra che era seppellita nell’ambiente interamente calcareo di Gerusalemme.

Una volta ancora, questa è una differenza drammatica tra la patina del retro non iscritto e i lati della pietra da quella trovata all’interno e le tre lettere cesellate. A differenza di depositi silicei trovati in altri luoghi, questo materiale è soffice e composto di argilla pura mischiata a gesso polverizzato. All’interno di questa mistura artificiale si trovano pochi globuli microscopici di metalli (presumibilmente oro secondo quanto dichiarato dai primi esperti) come anche particelle carbonizzate. Era più o meno il tipo di “sapone” che Goren aveva suggerito come materiale ideale per un moderno falsario. Ma prima Goren non aveva avuto accesso al reale manufatto. Ed ora, notando che questa “patina” potrebbe essere facilmente cancellata dalle lettere, possono essere notate incisioni indubitabilmente fresche.

In effetti, la patina falsa sull’Iscrizione di Jehoeash condivide le più persuasive caratteristiche del “James Bond” dell’Ossario di Giacomo. “La presenza di microfossili non dissolti nella mistura mostra che è stata fatta di gesso polverizzato, non dalla naturale cristallizzazione, e i suoi valori isotopici di ossigeno della calcite nella patina falsa dell’Iscrizione di Jehoash indicano ancora che la cristallizzazione è stata prodotta in acqua calda, e non in terra.

Basandosi su questi risultati, in una combinazione di considerazioni epigrafiche e storiche, il comitato della IAA ha concluso che entrambe le iscrizioni sono falsi moderni, incise su manufatti autentici e coperte con una mistura preparata con grande attenzione per riprodurre una patina che sembrasse antica di secoli.

E circa i due stili di scrittura manuale dell’Ossario di Giacomo che sono stati individuati da alcuni dei primi critici? Questo aspetto del caso non è stato toccato nel corso della conferenza stampa della IAA, ma, come Silberman e Goren riportano nel loro articolo di prossima uscita per ARCHAEOLOGY, nel corso della indagini sarebbe emersa una teoria intrigante. L’esame fisico ha mostrato che l’intera iscrizione è stata incisa allo stesso tempo, così due mani diverse sembrerebbero improbabili in un’iscrizione di sole 5 parole. O forse no?

Ed esami dello stesso catalogo di ossari che il professor Lamaire ha usato come metro di comparazione per la forma delle lettere nell’Iscrizione dell’ossario, ora sembrano essere la possibile fonte. Nell’epoca dei software per la scansione e riproduzione di immagini digitali è assolutamente possibile effettuare delle copie di lettere antiche per come loro esattamente appaiono sul manufatto genuino. Per esempio, prendendo la parola “Giacobbe” (dal catalogo n.396); le parole “figlio di Giuseppe” (dal catalogo no.573); “fratello di” (dal catalogo n° 570); “Gesù” (abbastanza comune da avere numerosi esempi), dando a tutte la stessa dimensione e allineandole con un software per computer come Photoshop o Page Maker, si possono facilmente creare dei caratteri straordinariamente prossimi agli originali per un’iscrizione falsa, che sembrerà però, ad un attento esame, scritta da una o più mani differenti.

Le persone coinvolte nell’affare dei manufatti apparentemente falsi, hanno risposto quasi immediatamente. Oded Golan, per la sua parte, ha mantenuto la sua linea di sempre. “Sono certo che l’ossario è autentico” ha dichiarato al quotidiano israeliano Ha’aretz. “Sono sicuro che il comitato sbaglia per le conclusioni che ha tratto”. E, accusando il comitato di avere idee preconcette, ha anche espresso la sua convinzione che l’Iscrizione di Jehoash sia altrettanto genuina.

In un frettoloso comunicato stampa di Roger M.Freet, direttore associato di marketing e pubblicità per HarperSanFrancisco, ed editore di Giacomo, Fratello di Gesù, e Hershel Shanks, coautore del libro ed editore della Biblical Archaeological Review, avrebbero così dichiarato: “Alcune dei paleografi più famosi al mondo, e due team di rigorosi scienziati che hanno testato l’iscrizione, non hanno trovato niente da eccepire sulla sua autenticità. Tutto indica una data del I secolo. Vi sono troppe prove in favore dell’autenticità dell’iscrizione che la IAA non ha ancora debitamente confutato”. Hanno aggiunto che:  “se alla fine l’iscrizione si dovesse effettivamente provare un falso perpetrato da un moderno mistificatore, spero che sia preso e arrestato”.

Shanks ha anche invitato il direttore della IAA, Shuka Dorfman, dicendo: “Dorfman – che odia i collezionisti di antichità, i commercianti di antichità, il commercio di antichità e che vorrebbe chiudere il mercato delle antichità israeliane – ha scelto il suo vice come presidente del comitato scientifico per studiare l’iscrizione. Si tratta certo di un esperto archeologo, ma non ha competenze di chimica o geologia.”

Ciò nonostante, le conclusioni del comitato della IAA sono state unanimi e sembrano porre fine in modo definitivo alla questione sull’autenticità dei due reperti.

Più informazioni si attendono nelle prossime settimane dalla IAA.

fonte: www.archeology.org     Data : 18.06.03

traduzione: www.laportadeltempo.com


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