PETRONIO
Petronio, autore latino del I sec., scrisse
un’opera dal titolo Satyricon, dove viene riportato un episodio
dal titolo La matrona di Efeso. Oggi, la critica
si dibatte se questo Petronio sia da identificare con Petronio
Arbitro maestro di sfrenatezze di Nerone, oppure si tratta di un
altro personaggio. Molti studiosi sono orientati per
l’attribuzione del Satyricon proprio al cortigiano di Nerone. In
tal caso, essendo Petronio Arbitro morto suicida nel 66 d.C. ,
sorprende che nel brano La matrona di Efeso, ci siano
numerosi richiami ad episodi del Vangelo e che proverebbero
l’antichità dei Sinottici.
In pratica, Petronio narra
(probabilmente per ironizzare contro chi sosteneva la
risurrezione di Cristo) che furono crocifissi due uomini vicino
alla tomba di un altro uomo appena morto che veniva pianto notte
e giorno dalla moglie (la matrona di Efeso). Il soldato che era
di guardia ai due crocifissi finisce per adescare la donna e si
unisce a lei nella tomba del marito defunto. Nel frattempo, i
parenti di uno dei due crocifissi, vedendo che il soldato non
era più a guardia ai due giustiziati, tirano giù dalla croce il
corpo del loro caro defunto (sarebbe questa l’allusione di
Petronio all’accusa fatta ai discepoli di Cristo del
trafugamento del corpo di Gesù). Il soldato, accortosi che era
rimasto soltanto un cadavere sulla croce e temendo di essere
giustiziato, per celare il furto, appese alla croce il cadavere
del marito della donna che nel frattempo era diventata la sua
amante.
C'era una
volta ad Efeso una matrona di così rinomata pudicizia che
accorrevano ad ammirarla anche le donne dei paesi vicini. Ora
questa donna, dopo aver perduto il marito […]. Quand'ecco che
nel frattempo il governatore della provincia fece crocifiggere
dei ladroni proprio vicino a quella tomba in cui la matrona
piangeva il cadavere ancora fresco del marito. La notte
seguente, dunque, un soldato che faceva la guardia alle croci
per evitare che qualcuno sottraesse i corpi e desse loro
sepoltura, avendo notato una luce che risplendeva sempre più
vivida tra i monumenti funebri e avendo udito il gemito di
qualcuno che piangeva, per umana curiosità fu preso dal
desiderio di sapere chi fosse o che cosa facesse. Scese quindi
nel sepolcro e, vista una donna bellissima, in un primo momento
si fermò sbigottito come davanti ad un fantasma o ad
un'apparizione infernale, ma poi, quando vide il corpo del morto
e considerò quelle lacrime e quel volto graffiato dalle unghie,
resosi conto della situazione reale, del fatto cioè che la donna
non poteva sopportare la perdita del marito, portò nel sepolcro
la sua cenetta e incominciò ad esortare la donna in lacrime a
non perseverare in un dolore del tutto inutile e a non rompersi
il petto con singhiozzi che non avrebbero portato alcun
giovamento.[…]
A
farla breve, la donna […] e il soldato […] giacquero dunque
insieme non solo quella notte, in cui consumarono le nozze, ma
anche il giorno seguente e il terzo giorno, naturalmente
dopo aver ben chiuso le porte del sepolcro, di modo che,
chiunque si fosse avvicinato al monumento funebre, conosciuto o
sconosciuto che fosse, pensasse che la castissima moglie fosse
morta sopra il corpo del marito.
Intanto il
soldato, attratto dalla bellezza della donna e dalla segretezza
di quell'amore, comprava tutto ciò che di buono poteva con i
suoi scarsi mezzi e subito, al calar della notte, lo portava
nella tomba. Perciò i parenti di uno dei crocifissi, come
videro che la sorveglianza era diventata meno stretta, una notte
tirarono giù il loro congiunto appeso e gli resero gli estremi
onori. Ma il soldato, raggirato mentre si dava al bel
tempo, non appena il giorno seguente vide una delle croci senza
cadavere, temendo di essere giustiziato, spiegò alla donna che
cosa fosse successo: e aggiunse che non avrebbe aspettato la
sentenza del giudice, ma avrebbe fatto giustizia della sua
incuria con la spada. Solo, concedesse lei stessa un posto a
lui che stava per morire e rendesse comune al marito e
all'amante quel sepolcro fatale. La donna, non meno pietosa che
casta, rispose: "Gli dèi non permettano che io veda in così
breve tempo i due funerali dei due uomini a me più cari!
Preferisco appendere alla croce il morto che far morire il
vivo". Conformemente a questo discorso, ordinò di togliere dalla
bara il cadavere di suo marito e di attaccarlo alla croce che
era rimasta libera. Il soldato mise in atto la trovata di quella
donna così assennata, e il giorno dopo la gente si chiese con
meraviglia come avesse fatto il morto a salire in croce.
Come
si può notare, il passo sembra voler fare una parodia circa la
crocifissione e la risurrezione di Cristo. Si notano infatti i
seguenti elementi di assonanza con il Vangelo: il governatore
potrebbe essere un’allusione a Pilato, la crocifissione dei 2
ladroni, i 3 giorni che il cadavere passa nel sepolcro, il furto
del cadavere (una colpa di cui erano accusati i discepoli di
Gesù dai giudei e dai romani).
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